Smisurata preghiera

[...] Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria


 col suo marchio speciale di speciale disperazione


 e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi


 per consegnare alla morte una goccia di splendore


 di umanità, di verità. [...]


Ricorda, Signore, questi servi disobbedienti

 alle leggi del branco

 non dimenticare il loro volto

 che dopo tanto sbandare

 è appena giusto che la fortuna li aiuti.

 Come una svista

 come un’anomalia

 come una distrazione

 come un dovere.

Smisurata preghiera
(Liberamente tratta dalla Summa di Maqroll. Il gabbiere di Álvaro Mutis | Ediz. Einaudi – Torino)
F. De André | I. Fossati | F. De André | I. Fossati | A. Mutis
Marina Galici - 3-cara-di-mineo.jpg

C.A.R.A. di Mineo (CT), Sicilia, anno 2011

“Smisurata preghiera” non nasce per un progetto fotografico, bensì per un tentativo di risposta alla mia umanità offesa, calpestata, narcotizzata dai media, dalle politiche, dai contraccolpi del duello economico-politico tra gli stati. 

Un grave fenomeno sociale, quello dell’immigrazione di massa, banalizzato al pari di un qualsiasi fenomeno naturale, come una bufera, un maremoto, un assalto di cavallette; un qualcosa che incute terrore ma verso cui non si può umanamente agire, anzi il rinunciare ad un sentimento di umanità diviene paradossalmente una via di salvezza.

Giornalmente, i telegiornali davano notizia di barconi affondati, di morti e dispersi nelle acque del Mediterraneo tra una notizia di politica economica e un’altra sulla moda, come se il tutto fosse normale, come se noi, ascoltatori passivi, lo dovessimo registrare “normale”.

Così io, un bel giorno, ho deciso che dovevo toccare questa piaga proprio attraverso i loro volti, attraverso il corpo dei sopravvissuti.

Le immagini che condivido le ho tratte da sopralluoghi al C.A.R.A. di Salinagrande (TP) e di Mineo (CT) in Sicilia nel 2011.

Il titolo “Smisurata preghiera”, invece, da un brano del cantautore Fabrizio De André, da cui pure ho riportato alcuni capoversi.

Perché questi volti, questi sguardi che hanno sfidato la morte, siano e valgano quanto una preghiera, no verso un Dio dei Cieli piuttosto verso la nostra stessa umanità in Terra, che necessita urgentemente d’essere invocata, risvegliata.

Marina Galici